2.6.1 La resistenza e la legge di Ohm
Quando la corrente elettrica attraversa un filo metallico o un altro elemento circuitale, incontra una certa resistenza, la cui intensità dipende dalle proprietà elettriche del materiale. La resistenza al passaggio della corrente può essere indesiderata - per esempio nel caso di cavi per il trasporto della corrente - o può essere utilmente impiegata in un circuito elettrico. Nondimeno, praticamente tutti gli elementi circuitali presentano una certa resistenza; di conseguenza, il passaggio della corrente attraverso un elemento avrà come effetto la dissipazione di energia sotto forma di calore. Un resistore è un elemento circuitale a due terminali in cui tensione e corrente soddisfano la relazione:
(F2.13)
Questa relazione è detta caratteristica i-v del resistore, e può essere rappresentata graficamente sul piano i-v. Il resistore ideale è un dispositivo che mostra proprietà di resistenza lineari in accordo alla legge di Ohm, che afferma che:
V = RI (F2.14)
cioè, la tensione attraverso un elemento è direttamente proporzionale alla corrente che lo attraversa, e la costante di proporzionalità è data dalla resistenza R. In tal modo, il grafico della caratteristica di un resistore ideale è una linea retta passante sempre per l'origine degli assi del piano i-v. L'unità di misura della resistenza è l'ohm, che per la (2.14) risulta essere:
1 Ω = 1 V/A
2.6.2 Resistenza e resistività; conduttanza e conduttività
La resistenza di un materiale dipende da una proprietà chiamata resistività, che viene indicata con il simbolo ρ; il reciproco della resistività è chiamato conduttività e viene indicato con il simbolo σ. Per un elemento di resistenza cilindrico (mostrato in figura 2.21), la resistenza è proporzionale alla lunghezza del campione, l, ed inversamente proporzionale alla sua sezione trasversale, A, e conduttività, σ:
(F2.15)
E' spesso conveniente definire la conduttanza di un elemento circuitale come il reciproco della sua resistenza. Il simbolo della conduttanza di un elemento è la G, dove:
G = 1 / R siemens (S) dove 1 S = 1 A/V = 1 Ω-1 (F2.16)
Perciò, la legge di Ohm può essere riscritta in termini di conduttanza:
I = GV (F2.17)
e sarà perciò: f(v,i) = v × Ri ovvero f(v,i) = i × Gv (N.B.: v e i possono essere funzioni del tempo: in ogni caso, la linearità prevede che v(t) = Ri(t) ovvero i(t) = Gv(t) ).
Occorre fare attenzione a non confondere i termini resistenza e resistore: la resistenza è la proprietà del materiale di opporsi al passaggio della corrente, il resistore è l'oggetto fisico che rappresenta il modello teorico. Per ogni materiale, il valore della resistività ρ dipende infatti dalla temperatura T secondo la legge:
ρ = ρ0(1 + α(T)) × ΔT
ove α(T) è un coefficiente (detto coefficiente di temperatura) funzione della temperatura (in generale), la cui unità di misura è ppm/Kelvin o ppm/Celsius (ppm = parti per milione = 10-6 ; è un numero puro), mentre ρ0 è la resistività allo 0° K o C. Nell'intorno della temperatura ambiente, e per ΔT non troppo elevati, si può assumere α costante.
2.6.3 Resistenza e caratteristiche reali
La legge di Ohm è una relazione empirica che trova larghissima applicazione in elettrotecnica, a causa della sua semplicità. E', tuttavia, solo un'approssimazione della fisica dei materiali conduttori di elettricità. Tipicamente, la relazione lineare tra tensione e corrente nei conduttori elettrici non vale per alti valori di tensione e corrente. Inoltre, non tutti i materiali conduttori di elettricità mostrano un comportamento lineare anche per piccole tensioni e correnti.
Tuttavia, è di solito vero che per un certo campo di tensioni e correnti, moltissimi elementi mostrano una caratteristica i-v lineare. La figura 2.20 illustra come il concetto di resistenza lineare si può applicare agli elementi con caratteristica i-v non lineare, definendo graficamente la porzione lineare della caratteristica i-v per due comuni dispositivi elettrici: la lampadina, già incontrata in precedenza, ed il diodo semiconduttore.
Lampadina |
Diodo semiconduttore (caratteristica esponenziale) |
Figura 2.20 Caratteristiche reali di due carichi |
La forma tipica ed il simbolo circuitale del resistore sono mostrati in figura 2.21. Resistori fatti di sezioni cilindriche di carbonio (con resistività ρ = 3.5 × 10-5 Ω m) sono molto comuni e sono commercialmente disponibili per un ampio campo di valori di resistenza e di potenza tollerata. Un'altra tecnica di produzione comunemente impiegata per i resistori impiega un film metallico. Nei circuiti elettronici (ad esempio nelle radio e nei televisori) è comune l'uso di resistori con potenza tollerata pari ad 1/4 W.
Rappresentazione fisica del resistore |
Rappresentazione simbolica del resistore |
Caratteristica i-v del resistore |
|
Figura 2.21 Rappresentazione fisica, simbolica e caratteristica di un resistore |
Per sapere la resistenza in ohm offerta dal resistore, si usa una convenzione a bande colorate, in cui ad ogni colore corrisponde un valore da 1 a 10; sul resistore vengono dipinte 4 bande: tre servono per il calcolo della resistenza (b1 ,b2 ,b3), la quarta, b4, serve per sapere la percentuale di tolleranza.
Figura 2.22 Codice a colori del resistore
Colore
|
Significato |
Colore
|
Significato |
Nero
|
0 |
Blu
|
6 |
Marrone
|
1 |
Viola
|
7 |
Rosso
|
2 |
Grigio
|
8 |
Arancio
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3 |
Bianco
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9 |
Giallo
|
4 |
Argento
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10% |
Verde
|
5 |
Oro
|
5% |
La formula per calcolare R è data costruendo il numero a partire dalle bande b1 (decina) e b2 (unità): questo va moltiplicato per 10 elevato al valore dato dalla banda b3:
(F2.18)
Per esempio, se le prime tre bande colorate sul resistore sono rosso (b1 = 2), violetto (b2 = 7) e giallo (b3 = 4), il valore della resistenza è R = 27 × 104 = 270000 Ω = 270 kΩ.
In aggiunta alla resistenza in ohm, per i resistori commerciali viene solitamente specificata la massima dissipazione di potenza consentita, ovvero la massima potenza tollerata (power rating = letteralmente "tasso di potenza"). Se si supera la potenza tollerata, si ha surriscaldamento ed il resistore può letteralmente prendere fuoco. Per un resistore R, la potenza dissipata è data dalla legge di Joule:
(F2.19)
cioè, la potenza dissipata da un resistore è proporzionale al quadrato della corrente che lo attraversa, come anche al quadrato della differenza di potenziale ai sui estremi.
2.6.4 Esempio 1
Una tipica potenza massima tollerata per un resistore al carbonio impiegato in circuiti elettronici a bassa potenza è 1/4 W. Qual è il valore di resistenza che deve avere il più piccolo resistore a 1/4 W per poterlo collegare ad una pila da 1,5 V (figura 2.23)?
Soluzione:
Per ricavare la resistenza R, calcoliamo prima la potenza dissipata dal resistore come funzione della sua resistenza. Dalla legge di Joule si ha:
P = VI = V(V/R) = V2/R = 1,52/R
Poiché la massima potenza tollerabile è 1/4 W, possiamo scrivere:
P = 0,25 = 2,25/R da cui: R = 2,25 / 0,25 = 9 Ω
Pertanto R deve essere almeno di 9 Ω.
Figura 2.23 | Figura 2.24 |
Come cambierebbe questo risultato se la tensione venisse raddoppiata? Con facili conti si trova che la potenza dissipata è ora data da P = 32/R, e che perciò R deve essere almeno di 36 Ω per non superare la massima potenza tollerata. Questo risultato è mostrato in figura 2.24. Si noti l'effetto della relazione quadratica: raddoppiando la corrente, R aumenta di un fattore pari a 4.
2.6.5 Esempio 2: trasduttore resistivo a spostamento
Il principio illustrato in questo esempio è alla base di molti trasduttori a spostamento in commercio. Il resistore in figura 2.25 è un resistore a serpentina filiforme - cioè, è un resistore fatto di un sottile filo a spira elicoidale molto stretta - che presenta una resistenza di 0.1 Ω per spira.
Il puntatore collegato al carrello mobile fa contatto con il resistore, chiudendo, così, il circuito a distanza x dall'origine. Ogni spira occupa 0,5 mm, a la lunghezza totale L del resistore è 10 cm. Trovare la tensione in uscita V0 in funzione dello spostamento del carrello, x.
Figura 2.25 Trasduttore resistivo a spostamento
Soluzione:
Il numero totale di spire nel resistore è dato dalla seguente espressione:
Ciò significa che la resistenza totale da 0 a L è pari a 20 Ω. Pertanto, possiamo determinare la relazione tra la posizione del carrello e la resistenza tra l'origine ed il punto x come segue:
R(x) = (20/10)x = 2x Ω
dove x è la distanza misurata in centimetri. La tensione in uscita può essere trovata considerando la legge di Ohm (2.14):
I = 10 V/ 20 Ω = 0,5 A da cui V0 = IR(x) = (0,5)2x = x
Così, la posizione relativa del carrello mobile, in centimetri, è numericamente uguale alla tensione V0.
2.6.6 Una applicazione pratica: gli strain gauges
Gli strain gauges sono dispositivi che vengono attaccati sulla superficie di un oggetto, ad esempio un provino, e la cui resistenza varia in funzione della deformazione cui va soggetto il provino dopo l'applicazione dello strain gauge. Gli strain gauges possono essere usati per misure di deformazione, sforzo, torsione e compressione. Si è visto che la resistenza di un conduttore cilindrico di sezione trasversale A, lunghezza L e conduttività σ è data dall'espressione:
R = L / (σA)
Se il conduttore è compresso o allungato come conseguenza dell'applicazione di una forza esterna, cambieranno le sue dimensioni, e con esse la resistenza. In particolare, se il conduttore è teso, diminuirà la sua sezione trasversale ed aumenterà la resistenza. Se il conduttore è invece compresso, la sua resistenza diminuisce, in quanto diminuirà la lunghezza L. La relazione tra variazione di resistenza e variazione di lunghezza è data dal fattore di Gauge G definito da:
G = (ΔR / R) / (ΔL / L)
e poiché la deformazione ε è definita dalla formula ε = ΔL/L, la variazione di resistenza a seguito di una deformazione applicata ε è data dall'espressione:
ΔR = R0Gε
dove R0 è la resistenza dello strain gauge in assenza di deformazione, ed è detta resistenza a deformazione zero.
a) |
b) |
Figura 2.25 Strain gauge a resistenza: a) simbolo fisico, b) simbolo circuitale |
Il valore di G per strain gauges costituiti da una lamina di metallo è usualmente 2. La figura 2.26a mostra un tipico strain gauge in lamina di metallo. La lamina è ottenuta mediante un processo di fotoincisione ed il suo spessore è inferiore a 0,00002 m.
Valori tipici di resistenza sono 120, 350 a 1000 Ω. Le aree più ampie sono delle piazzole (pads in inglese) per la connessione elettrica. La deformazione massima che può essere misurata da uno strain gauge a lamina va da circa lo 0.4 allo 0.5%: cioè si ha un rapporto ΔL/L= 0.004-0.005. Per uno strain gauge a 120 Ω, ciò corrisponde ad una variazione di resistenza dell'ordine dei 0.96 fino a 1.2 Ω.
Benché questa variazione di resistenza sia molto piccola, essa può essere misurata tramite un'opportuna circuiteria. Esistono anche strain gauges a cristalli di silicio opportunamente drogati. Gli strain gauges a resistenza sono solitamente connessi ad un circuito chiamato ponte di Wheatstone, che vedremo in seguito.