Questo è l'elenco completo e ordinato delle lame degli Arcani Maggiori
Nei tarocchi il Diavolo, principe della materia, è presentato sotto l'aspetto del Baphomet templare: testa e zampe di capro, seni femminili. Nei suoi colori, il nero delle gambe, il verde dei fianchi, l'azzurro delle ali e il rosso della testa, raffigura i quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco e i loro spiriti (gli elementali).
Ma una volontà ferma può agire sul Diavolo, sull'istinto, sulla materialità perché il disordine è circoscritto nell'ordine e anch'egli è sottomesso alla legge universale del cosmo. La fiammella divina deve vincere la bestia che è in noi e da questa vittoria nasce un'aura, una gloria. Il quindicesimo arcano si collega alla lettera ebraica samek in cui alcuni ravvisano l'Ouroborus, il serpente che si morde la coda, il simbolo dell'eterno divenire.
La Torre raffigurata in questo arcano è la torre di Babele, elevata per egoismo e ambizione: una costruzione vivente, sensibile, come testimoniano i mattoni color carne, simbolo del nostro stesso organismo. I due personaggi, che dall'ambizione troppo hanno preteso, dimenticando di fare i conti con la realtà, vengono precipitati dall'edificio.
Strettissima si rivela la corrispondenza fra la sedicesima lama e il segno dello Scorpione e come questo segno, che appare agli occhi di tutti tanto nefasto, contiene una positività difficile da ravvisare per chi non sia dotato di lungimiranza.
La donna raffigurata ha il volto dolce e bello; essa versa in uno stagno il contenuto bruciante di un'urna d'oro che ne rivivifica l'acqua putrida e sulla terra quella fresca, fertilizzante, posta in un'urna d'argento. Lucifero, il portatore di luce, detto anche Venere, è la grande stella di questa lama, formata da otto raggi d'oro da cui sorgono fuochi verdi.
Le stelle sono il simbolo della luminosità che guida l'uomo perduto in un deserto di materia: la terra. Otto sono gli astri di questa immagine, forse le Pleiadi, perché 1'8 è l'emblema della giustizia, dell'ordine universale e dell'infinito.
Questo arcano raffigura il pallido volto del nostro satellite che si specchia in una palude. Al centro di questa, un enor-me granchio, in analogia con il segno zodiacale dal Cancro domicilio della Luna, col mese di luglio, con la notte, con il lunedì, divora tutti i residui perché l'acqua non esali cattivi odori; tradotto dal simbolico al reale ciò significa che il peso del passato deve essere gradualmente alleggerito perché il rinnovamento conduca a una costante evoluzione.
Presso la palude due Cani, le costellazioni del Canis Maior e del Canis Minor, sorvegliano la strada che apparterrebbe astronomicamente al Sole, diffidando, con il loro abbaiare, la Luna dal discostarsi dall'eclittica; sono i difensori dell'ordine, degli intoccabili diritti della proprietà.
Il diciannovesimo arcano ci presenta una coppia teneramente abbracciata al centro di un'aiuola: la ragione unita al sentimento. Quando la luce del Sole avrà redento tutti gli uomini essi potranno riappropriarsi della loro integrità, del paradiso perduto, della pace e dell'opera comune.
Il Sole arricchisce con una perpetua pioggia d'oro la coppia abbracciata: l'oro filosofico dell'alchimia, l'oro dello spirito che è la ricchezza suprema. Questa lama simboleggia la fortuna, la felicità duratura che si crea continuamente attraverso il sapere e l'amore; la certezza, la serenità, la gioia familiare e la pace.
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